lunedì 31 marzo 2008

Ora il cielo è un po’ più biancorosso…

La notizia della morte di “Ciccio” Guerrino Siligardi mi raggiunge nel dì di Pasquetta. Confesso d’avervi digerito tutt’altro che bene. Un profondo rimorso ancor m’attanaglia. Sono tra coloro che lo conobbero tardi (e purtroppo assai poco), quando ormai il suo corpiccione buono era ricurvo e tradito dalle faticose conseguenze di tanta dedizione pedatoria. Ma ho avuto la ventura d’apprezzarne la saggezza proporzionale alla simpatia, la conoscenza enciclopedica commisurata all’ironia, la memoria adeguata al genuino buon senso. Avrò cura di quella piccola grande traccia di sé che m’ha lasciato. Mi pento però d’aver rimandato oltremodo quella lunga chiacchierata che da tempo avevo in programma di chiedergli.
Raccontando affascinava. Arrotava momenti e passioni vissute dentro una voce rocca, ma mai stanca. Non ricordava, bensì riviveva. S’immergeva nel suo passato, ne rivedeva le forme, ne ridipingeva i colori, ne riascoltava i suoni. Ne tramandava fin quasi l’odore. Sapeva cogliere l’espressione esatta per trasferire il personaggio in istantanea, e per trasformare l’aneddoto in graffito.
Si autodefinì “campione con la c minuscola”, ma sarà opportuno ricordarlo quantomeno come un Carpigiano con la maiuscola. Lascia un grande vuoto a chi gli ha voluto bene e ne ha condiviso tratti di strada e di campo. Ma soprattutto sguarnisce l’intera città, modificandone indelebilmente la geografia: era parte integrante del paesaggio. Il pallone, il dialetto, la scrittura sono i vertici del perimetro che ne cintò la vita. Al centro della quale gravitava il Carpi Calcio. Per il quale giocò, allenò, e fece tutto il resto (“meno che al rufian e al leder”!). Non festeggerà il centenario dei suoi amati colori. Siamo sicuri che lo benedirà dall’alto. Se ciò da un lato ci addolora, dall’altro ci responsabilizza a dedicarglielo. D’altronde, ogni volta che una bandiera scompare lascia eredità gravosa. Ma c’è un pensiero che c’inorgoglisce ed un poco ci consola: ora il cielo è un po’ più biancorosso.
Ciao “Ciccio”. Ti sia lieve la terra.
Enrico Gualtieri - Tempo

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